mercoledì 15 novembre 2017

Allo stremo migliaia di profughi prigionieri dei trafficanti

Agenzia Habeshia, richiesta di aiuto
Le denuncia dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Zeid Raad Al Hussein – che ha definito “inumani” gli accordi per il controllo dell’immigrazione sottoscritti tra l’Europa e la Libia – conferma gli allarmi che l’agenzia Habeshia lancia ormai da anni. Il blocco della rotta del Mediterraneo Centrale – dopo quelli del Mediterraneo Occidentale e Orientale – ha ridotto per il momento il flusso dei profughi e dei migranti dall’Africa verso l’Europa. Ma già si stanno aprendo altre rotte. E, soprattutto, questa diminuzione temporanea degli sbarchi è un risultato conseguito sulla pelle dei migranti. Un risultato, cioè, fatto pagare ai migranti, i soggetti più deboli e indifesi, con sofferenze infinite: torture, maltrattamenti sistematici, stupri e violenze di ogni genere, riduzione in schiavitù. Spesso la vita stessa.
L’ultima conferma dell’autentico girone infernale nel quale gli accordi Europa-Libia e, in particolare, Italia-Libia, hanno intrappolato centinaia di migliaia di disperati, è arrivato ad Habeshia in queste ore. Un giovane esule eritreo residente in Svezia ha ricevuto una drammatica richiesta di aiuto dal fratello minore, anch’egli fuggito per sottrarsi all’immensa prigione in cui la dittatura ha trasformato l’Eritrea. Arrivato in Libia dopo un viaggio denso di pericoli nel deserto, questo ragazzo è stato catturato da una banda di trafficanti. Attualmente è segregato in un capannone-prigione vicino alla costa, in una località che, a quanto ha sentito dire dai carcerieri, dovrebbe chiamarsi Kewsherif. La struttura apparterrebbe a un certo Abdu Selam. Tra quelle mura sono rinchiuse, insieme a lui, centinaia di persone: donne, uomini, numerosi bambini, praticamente abbandonati a se stessi. Da giorni non ricevono cibo e persino l’acqua da bere è scarsa e di cattiva qualità. Nessuna forma di assistenza. Altri 400 prigionieri, dopo aver pagato il riscatto per la traversata del Mediterraneo, sono stati trasferiti in un luogo diverso. Nessuno dei compagni rimasti nel capannone sa dire dove. Molti però hanno avuto notizia che nella zona ci sono numerosi altri lager del genere, con migliaia di detenuti in estremo pericolo e bisognosi di aiuto al più presto.

Il ragazzo che ha segnalato questa ennesima emergenza e alcuni suoi compagni sono raggiungibili ai seguenti numeri telefonici:
– 002189#####940, 002189#####815, 002189#####465, 002189#####790, 002189#####866
Habeshia fa appello all’Unione Europea, ai singoli Stati membri e in particolare al Governo italiano, all’Unhcr, all’Oim perché intervengano al più presto, con ogni mezzo possibile, per rintracciare e mettere al sicuro tutte queste persone.
In attesa della cancellazione degli accordi con la Libia e di una auspicabile, radicale revisione della politica europea sull’immigrazione, è questo l’unico modo per dare una prima risposta concreta al duro, giusto, drammatico richiamo arrivato dall’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani
Agenzia Habeshia 
Roma, 15 novembre 2017

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