venerdì 4 febbraio 2011

Riunione presso il Ministero per gli Affari Esteri del 1 febbraio 2011

Profughi dal Corno d’Africa sequestrati nel Sinai

Riunione presso il Ministero per gli Affari Esteri del 1 febbraio 2011

Presenti: On. Sottosegretario Stefania Craxi, On. Sottosegretario Alfredo Mantica, On. Sottosegretario Enzo Scotti, Funzionari del MAE, Sen. Luigi Manconi, Presidente associazione “A Buon Diritto”, Don Mosè Zerai, Presidente associazione Agenzia Habeshia, Christopher Hein, Direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR).

1. Don Mosè ha fornito aggiornamenti sugli ultimi sviluppi nelle località del Sinai in cui circa 250 profughi sono sequestrati da oltre 2 mesi.

2. La discussione si è concentrata su due aspetti: primo, la liberazione degli attuali ostaggi e, secondo, la prevenzione, allo scopo di ridurre la pratica criminale di traffico di persone e sequestro.

3. Riguardo al primo argomento, l’On. Craxi ha informato sulle démarches intraprese dalla Farnesina tanto nei confronti del Governo egiziano, attraverso l’Ambasciata italiana a Il Cairo, quanto nei confronti delle organizzazioni internazionali presenti a Il Cairo, come UNHCR e OIM. Ha informato anche sulle risposte ottenute, nel senso che le autorità egiziane, pur consapevoli della prassi dei sequestri nel Sinai, non potevano confermare le situazioni attuali. Analoghe le risposte fornite dalle organizzazioni internazionali. L’On. Craxi ha sottolineato che il Governo italiano, pur non avendo una diretta responsabilità nella vicenda, ha fatto il possibile, anche nei confronti dell’Unione Europea, per risolvere la questione.

4. I rappresentanti delle associazioni hanno chiesto che il MAE solleciti anche l’interessamento dell’ONU, visto che una delle 3 località dei sequestri si trova, apparentemente, nelle immediate vicinanze dell’aeroporto utilizzato dalle Forze di Pace dell’ONU. Si è inoltre richiesto di interessare anche le autorità israeliane. I rappresentanti delle associazioni hanno anche espresso stupore relativamente al fatto che nonostante i continui contatti telefonici con alcuni dei profughi sequestrati, fin’ora non sia stato possibile – come affermato dalle autorità egiziane – localizzare i luoghi del sequestro con tecnologia satellitare. Su questo punto si è convenuta l’istituzione di un Focal Point presso la Farnesina, a cura della D.ssa Serena Lippi, Capo aggiunto della Divisione Vicino e Medio Oriente – Dipartimento per il Mediterraneo e Medio Oriente, presente alla riunione. A questo Ufficio dovranno confluire le informazioni utili per l’esatta localizzazione.

5. In merito al secondo argomento si è convenuto sulla necessità di intraprendere sforzi, in particolare in Sudan e Libia, per informare la popolazione dei profughi dal Corno d’Africa sui rischi connessi al viaggio attraverso l’Egitto, in particolare attraverso il Sinai, al fine di scoraggiarli. Tuttavia i rappresentanti delle associazioni hanno fatto presente che una simile attività di informazione potrebbe avere un vero impatto solo se accompagnata da programmi, che almeno per un certo numero di profughi possano rappresentare una via d’uscita dall’insostenibile situazione nei campi e nei territori in questione, per esempio, sotto forma di offerta di reinsediamento in paesi dell’Unione Europea. L’On. Mantica ha menzionato, in questo contesto, la situazione nel campo profughi di Kassala nel Sudan orientale dove si trovano circa 200 mila eritrei. L’On. Craxi ha sottolineato che non potrà essere soltanto l’Italia a fare un gesto in questo senso, ma che è necessaria una condivisione a livello comunitario. Si è convenuto di approfondire le possibilità di attività di prevenzione, anche in coordinamento con le organizzazioni internazionali.

Per quanto riguarda queste ultime il Sottosegretario Craxi ha messo in evidenza che il Governo italiano è molto interessato alla piena ripresa delle attività dell’UNHCR in Libia e auspica la rapida conclusione delle trattative tra l’organizzazione e il Governo libico.

Il Sottosegretario Scotti, ha sottolineato che al fine di sradicare le cause dell’esodo e del traffico di persone, si dovrebbero individuare soluzioni politiche per i Paesi del Corno d’Africa, attraverso il coinvolgimento sia dell’Unione Africana che dell’Unione Europea.

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