martedì 4 maggio 2010

Eritrea, per Rsf è "più grande prigione per i media" in Africa

di Jeremy Clarke NAIROBI (Reuters) - Il presidente Isaias Afwerki ha trasformato dal 2001 l'Eritrea nella "più grande prigione per i media", e quattro giornalisti sono morti in prigionia, secondo Reporters Senza Frontiere. In Eritrea, che Rsf classifica come il paese che viola maggiormente la libertà di stampa nel mondo, non è permessa l'esistenza di media indipendenti, e i giornali e le televisioni statali non pubblicano notizie in qualche modo critiche del governo e delle sue politiche. Il governo eritreo ha recentemente definito la libertà di stampa "incompatibile" con la cultura eritrea, anche perché lo scorso anno il presidente Isaias ha detto che nessun eritreo dovrebbe voler attaccare il suo stesso paese o avere la necessità di farlo. "Circa 30 giornalisti sono detenuti nei suoi 314 campi di prigionia e centri di detenzione. Quattro di loro sono morti per le condizioni estremamente dure di queste prigioni. Altri sono semplicemente scomparsi", ha detto Rsf in un comunicato. "Governata col pugno di ferro da una cricca di ultranazionalisti che fa capo a Afeworki, questo paese del Mar Rosso è stato trasformato in pochi anni in una grande prigione all'aperto, la più grande prigione per i media in Africa". L'Eritrea nega la presenza di campi di prigionia in aree del paese che sono precluse agli osservatori internazionali, e sostiene che i gruppi per i diritti umani inventino statistiche e aneddoti per favorire propri interessi economici in Africa. Rsf sostiene che i basilari diritti di libertà di stampa sono stati ufficialmente sospesi nel 2001, dopo che alcuni ex membri del partito al governo hanno iniziato a chiedere maggiore democrazia. "Ogni accenno di opposizione è visto come una minaccia alla sicurezza nazionale. I media privati non esistono più. Ci sono solo media di stato il cui contenuto è peggiore dell'era sovietica". Secondo quanto riportato lo scorso mese dai media svedesi, le autorità eritree hanno promesso un processo ad uno dei giornalisti arrestati nel 2001, il cittadino eritreo-svedese Dawit Isaak. Diversi gruppi umanitari e alcuni partiti di opposizione in Europa hanno chiesto la sospensione degli aiuti al paese africano. L'Eritrea è al culmine di un periodo di forte estrazione aurifera, con circa 16 diverse società che operano nello stato.

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