martedì 2 febbraio 2010

Immigrazione, l'occhio di Msf 'Al di là del muro'

Un'indagine indipendente di 9 medici senza Frontiere rivela la drammatica situazione dei centri per migranti in Italia Condizioni igieniche precarie in molti casi, mancanza di mediatori culturali, una gestione per lo più basata su una concezione emergenziale, strutture a volte fatiscenti. E' questa l'impietosa fotografia scattata da Medici senza Frontiere che oggi, nel corso di una conferenza stampa presso l'associazione Stampa Estera, ha presentato il secondo rapporto su Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) “Al di là del muro”. Un'indagine indipendente che fa seguito a quella condotta 5 anni fa dalla stessa organizzazione che è stata svolta in un quadro mutato per via dell’entrata in vigore del pacchetto sicurezza e con il conseguente allungamento dei tempi di detenzione nei Cie da 2 a 6 mesi. A più di dieci anni dall’istituzione dei centri per migranti in Italia emerge dunque che i servizi erogati, in generale, sembrano essere concepiti nell’ottica di soddisfare a malapena i bisogni primari, tralasciando le molteplici istanze che possono contribuire a determinare una condizione accettabile di benessere psicofisico. Il rapporto, basato su due diverse visite condotte da MSF a distanza di otto mesi tra il 2008 e il 2009, si è soffermato sugli gli aspetti socio-sanitari e le condizioni di vita all’interno di queste strutture. Un 'occasione per far emergere una realtà che vivono quotidianamente migliaia di persone e che solitamente viene sottaciuta dai media. In più in Italia è cresciuto l'allarme per politiche che, come dimostrano i fatti di Rosarno, sono venate di misure razziste. Sono stati visitati 21 centri tra CIE, CARA e CDA disseminati sul territorio nazionale. In alcuni centri, come hanno raccontato gli operatori di MSF, è stato riscontrato un atteggiamento ostile da parte dei gestori, incontrando difficoltà nel condurre liberamente l’indagine, subendo limitazioni e dinieghi nell’accedere in determinate aree: emblematici i casi dei centri di Lampedusa e del CIE di Bari dove è stata negata dalla Prefettura l’autorizzazione a entrare nelle aree alloggiative, nonostante la visita di MSF fosse stata comunicata con diverse settimane di preavviso. Alcune situazioni poi sono state definite al limite della vivibilità come i Cie di Trapani e Lamezia Terme che, come ha spiegato Rolando Magnano, vice capo missione MSF Missione Italia: «non presentano i requisiti minimi». Dalle interviste ad alcuni migranti reclusi in questi Cie risulta come ci siano «gravissime carenze nella manutenzione dei servizi igienici, tubi rotti e perdite di acqua che provocavano pozzanghere e sporcizia negli ambienti abitativi». Anche in strutture grandi come il Cie di Roma, a Ponte Galeria, che ospita 350 persone, la situazione non è agevole. Mancano del tutto i mediatori culturali che – continua Magnano - «possano far interagire con le differenti nazionalità presenti nel Cie». Alessandra Tramontano, coordinatrice medica MSF Missione Italia, ha messo in luce come, dal punto di vista sanitario, esista «una scarsa attenzione da parte delle Asl verso una vasta popolazione che rientra nel loro controllo. Molto spesso alla domanda se esistono delle statistiche epidiemologiche le risposte sono state confuse se non assenti».

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