martedì 2 febbraio 2010

Coppie di fatto e immigrati: Renata rifiuta la "cultura del nemico"

Ma a destra c'è ancora qualcuno che vive di slogan e identità... di Sergio Talamo Una normativa per le coppie di fatto che riconosca diritti e doveri. Il rifiuto dell’equazione immigrazione uguale delinquenza. Noi vorremmo rassicurare Storace e gli altri che in queste ore si stanno molto agitando: Renata Polverini non ha tradito nessun libro sacro dei valori. Sta semplicemente sfogliando un altro libro, quello di una politica pragmatica che guarda la concretezza della vita e delle persone. E quindi, come primo atto, sgombra il campo dalle più pericolosa delle ideologie: quella per cui qualcuno è nemico della società senza averne alcuna colpa. Un tempo, la cultura del nemico non aveva alternative. Per i rossi c’erano i padroni, le multinazionali e i preti, per i neri gli ebrei, i barboni, i negri. E le aberrazioni, alle fine, si tenevano tutte per mano. Oggi, per fortuna, queste deviazioni della civiltà sono ridotte a frange di disadattati che vagano per strada con le loro teste rasate e vuote di pensieri, e affollano per lo più le curve degli stadi o un centro sociale incubatore del nuovo terrorismo. Ma qualche eco della preistoria sopravvive in partiti e movimenti che al posto delle idee si tengono strette le bandierine identitarie. Per loro sono bombole d’ossigeno, e chiedono di continuo ai cittadini di essere tenuti in vita in nome di quelle. È un estremismo parolaio che va dalla destra storaciana al dipietrismo che ha bisogno di vedere tutti corrotti e in attesa di manette, fino a certo leghismo che si eccita quando parla di etnia, terra dei padri e ampolle del dio fiume. Nella politica suicidata di cui parla Filippo Rossi, gli slogan vuoti hanno ancora una loro cittadinanza. E allora può capitare di vedere in due persone che convivono un pericolo per la società, o in un immigrato in quanto tale un portatore di violenza e criminalità. È un meccanismo mentale di sicura presa perché tiene a riposo il cervello. Se io sono uomo, e sposato con una donna, devo temere chi, uomo, è unito ad un altro uomo; e persino chi si è unito con una donna ma senza sposarsi. Se io sono bianco e italiano, devo vedere come un aggressore chi viene da fuori. Vende collanine oppure fa un buon kebab? Non importa. Più ce ne sono come lui, più è pericoloso uscire la sera. Questo vizio ideologico in molti casi ha contagiato, all’incontrario, anche i radicali di Emma Bonino. Se uno esprime un’obiezione, un dubbio sull’abortismo facile, è automaticamente un oscurantista nemico delle donne. Chi non condivide la droga libera, è oggettivamente alleato del racket. Anche qui, semplificazioni, scorciatoie, sloganismo anni Settanta che c’entra poco con la realtà. Renata Polverini ha detto due cose che allo stesso tempo sono semplici e complesse. «Sono favorevole a normare le unioni di fatto, a patto di non produrre un matrimonio di serie B. Allo stesso tempo sono convinta che diritti e doveri reciproci debbano essere riconosciuti alle coppie che vivono fuori del matrimonio». Poi: «Rifiuto il binomio tra immigrazione e delinquenza. È necessario dividere chiaramente gli immigrati che arrivano nel nostro paese con l'intenzione di lavorare e integrarsi da quelli che invece prendono percorsi diversi». Parole semplici perché chiare; ma complesse perché richiamano la necessità di vedere le persone come persone e non come categorie. In altre parole: chi non si sposa perché non può o non vuole, ma ha sentimenti sinceri; chi è immigrato, persino irregolare, ma ha buone intenzioni. Ecco, queste persone non sono nemiche di nessuno. E chi pensa di speculare sulle paure ataviche verso di loro, lui sì che un po’ è nemico della buona politica e del paese libero che vogliamo. 2 febbraio 2010

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